Mentre la lotta prosegue e porta i licenziati politici dell’IKEA di Piacenza al picchetto (vincente!) dei licenziati politici della DiElle di Milano, si è consumato ieri un grave episodio di intimidazione mafiosa ai danni di uno dei 24 facchini licenziati: incendio doloso nel cortile dell’abitazione che ha bruciato il muro esterno della casa!
Al loro terrore continueremo ad opporre solidarietà.
Qui di seguito il comunicato del SiCobas:
NON SARANNO LE INTIMIDAZIONI A FERMARE LA LOTTA DEGLI OPERAI
Da qualche tempo la lotta dei licenziati politici all’Ikea di Piacenza deve fare i conti con le intimidazioni di qualche provocatore, chissà se al soldo di qualcuno (?!).
Dopo l’aggressione squadrista avvenuta il 25 giugno contro il presidio permanente davanti al deposito IKEA da parte di alcuni ceffi armati di taglierino, verso i quali è stata sporta regolare denuncia, si sono susseguite azioni intimidatorie a danno di alcuni licenziati.
Sconosciuti che suonano ai citofoni e bussano alla porta quando il lavoratore non è in casa e, senza identificarsi o lasciare un loro recapito, dicono ai familiari che ripasseranno; bulloni delle ruote allentati ad un’automobile di un delegato nell’intento di provocare un incidente stradale; pedinamenti frequenti e … soltanto ieri, un nuovo avvertimento in stile mafioso attraverso l’incendio doloso, nel cortile dell’abitazione di un licenziato, del motore dell’automobile che aveva acquistato per sostituirlo.
Il ricorso agli avvertimenti, alle intimidazioni e alle aggressioni di stampo mafioso, contro i lavoratori, i protagonisti delle lotte e gli attivisti sindacali non è una novità. Non sono le prime e non saranno le ultime perché sono parte integrante di una battaglia e di uno scontro che, quando si alza, porta qualche zelante servitore di mestiere ad entrare in scena.
Mentre la cooperativa San Martino ha cercato in tutti i modi di evitare di andare in tribunale proponendo una buona uscita a tutti i licenziati (nell’intento di smobilitare il presidio permanente e chiudere la partita) e ha modificato il suo regolamento interno inasprendo pesantemente la parte disciplinare a monito per tutti i suoi “soci”-dipendenti, ai quali richiede “gentilmente” di sottoscriverlo; mentre la questura continua a dispensare denunce e fogli di via, mentre i professionisti della politica bi-partisan invocano la linea della fermezza e la repressione verso gli operai insubordinati, qualificandoli come facinorosi … le mani di qualche squallido personaggio si mettono all’opera per intimorire i licenziati e le loro famiglie che si trovano in difficoltà economica.
Così come in altre occasioni, la risposta del Sindacato Intercategoriale Cobas non si limiterà a denunciare l’accaduto per rendere di dominio pubblico il torto subito ma sarà quello dell’inasprimento della lotta, fuori da qualsiasi inconcludente vittimismo, non lasciando solo nessuno dei nostri compagni.
Come sempre SE TOCCANO UNO, TOCCANO TUTTI e l’unica risposta che seguirà sarà il rilancio della battaglia e della resistenza all’Ikea come alla Dielle, al Carrrefour come alla Granarolo ….. ricercando l’unità di lotta e la solidarietà sempre più estesa dei lavoratori oltre le sigle, le specificità, le nazionalità.
TUTTI UNITI, SIAMO UNITI!
Sindacato Intercategoriale Cobas
20 agosto 2014